Itizionario - S
Breve dizionario dell'itinerario in aggiornamento costante
SCOMMESSE
Vincente o piazzato? Si sa, il mondo dell’ippica, non solo italiano, trae la propria linfa vitale dalle scommesse sulle corse dei cavalli: impossibile trovare un “sistema ippica” dinamico che prescinda da questa risorsa. Proprio tali scommesse hanno rappresentato nel nostro paese la prima forma di gioco d’azzardo regolamentato, quando, nel 1942, venne concesso all’Unire di raccogliere le puntate ippiche. Da un paio di decenni la raccolta su questo sport sta facendo registrare, anno dopo anno, una continua diminuzione: basti dire che in meno di vent'anni si sono persi oltre due terzi dei volumi di gioco; va anche detto, a onor del vero, che nello stesso periodo il calo di spettatori negli ippodromi è stato ancora superiore. La continua contrazione del gettito delle scommesse ippiche ha diverse concause. In primo luogo, come accennato poc’anzi, la drastica riduzione del pubblico; considerato che la maggior parte delle puntate viene effettuata ai picchetti e ai totalizzatori degli ippodromi, oltre che nelle apposite sale corse, va da sé che il pubblico degli ippodromi è il pubblico delle scommesse ippiche. Inoltre, l'elevato prelievo fiscale su tali scommesse rispetto ad altre e la crescente concorrenza di altre forme di gioco. Grande responsabilità ha avuto anche la piaga di scommesse e bookmaker clandestini, il cui volume di gioco – secondo alcuni – sarebbe di gran lunga superiore a quello legale, approssimativamente fra il doppio e il triplo. Per non parlare degli scandali legati a gare truccate, cavalli sottoposti a doping e altre manovre per falsare i risultati delle corse, scandali che hanno visto coinvolti anche nomi eccellenti del settore e di cui vi è stata un'eccessiva risonanza da parte dei media mentre, dal punto di vista prettamente sportivo, la copertura mediatica è vicina allo zero. Aspetti, questi ultimi, che hanno a loro volta contribuito alla crescente disaffezione per l'ippica da parte del pubblico: insomma, un cavallo che si morde la coda. L'ippodromo di San Siro continua comunque a essere il primo in Italia per volume di gioco, seguito da quello romano delle Capannelle.
STADIO DI SAN SIRO
Chissà se Roberto Vecchioni, di irriducibile fede interista, l'avrebbe intitolata “Luci al Meazza”? Ma quando, nel 1971, scrisse “Luci a San Siro”, lo stadio non si chiamava ancora così e prendeva semplicemente il nome dal quartiere che lo ospita. Solo nel 1980, dopo la scomparsa di Giuseppe Meazza, che aveva militato in entrambe le squadre milanesi, con decisione bipartisan lo stadio venne intitolato alla sua memoria. Pare, tuttavia, che i tifosi milanisti, visti i trascorsi prevalentemente neroazzurri del grande attaccante (16 stagioni con la maglia dell'Inter, due al Milan), preferiscano continuare a chiamarlo San Siro. In effetti, lo stadio era nato intorno alla metà degli anni Venti come proprietà rossonera e solo nel 1947 divenne l'impianto ufficiale anche dell'Inter, che sino ad allora giocava nell'Arena civica. Fu per volontà dell’allora presidente del Milan, Piero Pirelli, che nel 1925 se ne avviò la costruzione in un’area attigua all’Ippodromo del trotto. Il progetto originario prevedeva quattro tribune rettilinee indipendenti tra loro – solo la principale dotata di tettoia di copertura – in grado di ospitare fino a 35.000 spettatori. Il primo ampliamento delle gradinate viene disposto già nel 1935, dopo la cessione dell'impianto dal club rossonero al Comune di Milano; unito alla costruzione di quattro curve di raccordo, l'intervento restituisce ai milanesi alla fine degli anni Trenta una classica struttura a catino da 55.000 posti. Al 1955 risale un secondo e più drastico restyling, dettato dall’esigenza di rispondere alla crescente passione per il calcio: la realizzazione di un secondo anello porta la capienza totale a 100.000 spettatori, poi ridotti a 80.000 per esigenze di sicurezza. In occasione della Coppa del Mondo del 1990, dopo aver accantonato l’idea di un nuovo impianto, il Comune di Milano vara la costruzione di un terzo anello sorretto da undici torri cilindriche in cemento armato, che danno accesso agli spalti e sostengono le travi di copertura, lasciando tuttavia scoperto il terreno di gioco. Il terzo anello corre solo su tre lati; l'assenza delle tribune sul lato est, voluta per non interferire con l'adiacente Ippodromo del trotto, permette al contempo di ammirare il panorama della città. Lo stadio, con i suoi 80.000 posti circa (tutti seduti e numerati), è oggi il più capiente d’Italia e uno degli impianti più prestigiosi al mondo, tanto da essere definito la “Scala del calcio”. Al suo interno – unico caso in Italia – è allestito un museo che accompagna i visitatori alla scoperta dei segreti delle due grandi società milanesi. Per chi vuole provare l’emozione di calcarne il prato anche nel campetto dietro casa, al San Siro Store è in vendita il barattolo con i semi dell'erba del terreno. Dagli anni Ottanta, Il Meazza offre un palco a cielo aperto alle voci più celebri della musica italiana e internazionale; a Bob Marley l'onore del primo concerto, nel giugno 1980.