Itizionario - F
Breve dizionario dell'itinerario
FANTINO
Noti al grande pubblico anzitutto per i soprannomi bizzarri a loro affibbiati in ogni città in cui si corre un Palio, i fantini – detti anche jockey – sono i protagonisti delle corse al galoppo. Il fantino ha un ruolo di intermediario tra le altre figure fondamentali della scuderia: l’artiere, che segue quotidianamente il cavallo durante allenamenti e momenti di riposo, l'allenatore, col quale prepara non solo l’allenamento ma anche le tattiche di gara e il proprietario. Per gestire al meglio l'energia del purosangue, in modo da ottenere il massimo rendimento nelle competizioni, il fantino deve raggiungere un elevato livello di sensibilità in grado di comprendere immediatamente le caratteristiche e le potenzialità del suo cavallo, anche se è la prima volta che lo monta. In gara, indossa una giubba e un piccolo berretto con i colori della scuderia. L’equipaggiamento dei fantini cambia in base al tipo di corsa, ad esempio nei Palii tradizionali il cavallo viene montato “a pelo”, cioè senza sella né staffe. Le loro caratteristiche fisiche sono invece costanti, su tutte una statura e un peso ridotti. Ma mentre quest'ultimo è un requisito richiesto per i professionisti e può richiedere sacrifici da top-model (sella e staffe inclusi, il peso deve rientrare tra 45 e 65 kg), non ci sono limiti sull'altezza e una figura in genere minuta è una mera conseguenza del vincolo precedente. Esiste anche la categoria dei gentlemen riders, cavalieri di livello amatoriale che corrono in gare a loro riservate e che non ricevono alcun compenso in caso di successo. Tra i fantini più famosi nella storia dell’ippica italiana Angelo Meloni detto “Picino” (1880-1945), Gianfranco Dettori e suo figlio Lanfranco, Andrea Degortes detto “Aceto” e Luigi Bruschelli detto “Trecciolino”.
FONTANILI (O RISORGIVE)
La risorgiva è una sorgente di acqua dolce di origine naturale, talvolta fatta emergere dall’uomo, tipica delle zone di piana alluvionale come la valle Padana (e, del resto, come la maggior parte delle pianure italiane). L’uso più corretto dei due nomi prevede che con il termine risorgiva venga indicato il fenomeno nella sua naturalità, mentre con fontanile si dovrebbe denotare un affioramento che ha origine antropica. Spesso accadeva però che i fontanili fossero scavati là dove veniva individuata una risorgiva, per agevolare la fuoriuscita delle acque. Da qui deriva l’uso sovrapposto dei due termini. Le risorgive dunque nascono dal fatto che le acque piovane, penetrate nel sottosuolo e raccoltesi in una falda freatica, avendo incontrato uno strato di materiale impermeabile che ne ostacola un ulteriore scorrimento in profondità, risalgono in superficie. Il luogo in cui si trova la polla, punto esatto di fuoriuscita dell’acqua dal terreno, si chiama testa del fontanile, mentre il canale dritto che permette lo smaltimento delle acque affioranti dalla testa si chiama asta. Caratteristica delle acque di risorgiva è la temperatura: questa infatti risulta quasi costante durante tutto l’anno, fra i 9-10° in inverno e i 12-15° d’estate. Questo consentiva l’uso di tale acqua anche nei periodi più freddi, in particolare per mettere in pratica la tecnica delle marcite, che garantiva una migliore produttività dei terreni, impedendone il congelamento in inverno. Nelle campagne attorno a Milano i fontanili sono tuttora utilizzati per l’irrigazione dei campi, mentre nelle zone verdi limitrofe alla città spesso non sono più attivi, a causa sia del continuo allargamento della metropoli, sia del cambiamento di destinazione di quelli che prima erano terreni coltivati. Nel Boscoincittà, per esempio, i fontanili sono numerosi e ancora attivi, ma non vengono utilizzati per scopi agricoli. Essendo infatti la zona adibita a parco, essi costituiscono un elemento paesaggistico e sono stati fatti confluire in un piccolo lago, che ha reso ancora più piacevole la fruizione del luogo. Al contrario, nel Parco di Trenno si trovavano il fontanile Santa Maria e il fontanile Cagnola, utilizzati fino agli anni Settanta (periodo in cui è stato istituito il parco) dalla Cascina Bellaria e dalla Cassinetta di Trenno per l’irrigazione delle terre di loro competenza. I due fontanili ora sono completamente inattivi.