Itizionario - C
Breve dizionario dell'itinerario
CAMICI, ENRICO
Pisano di origine (era nato a Barbaricina nel 1912) e figlio di un artiere ippico, fu un fantino e trainer di fama internazionale soprattutto dopo la seconda guerra mondiale. Fin da ragazzino era soprannominato il “caporalino” per quella assennatezza e predisposizione al lavoro che lo caratterizzeranno per tutta la vita. Nel 1947 entra nella scuderia di Federico Tesio, mago riconosciuto dell’ippica italiana. Fra i tanti campioni che l’esperienza di Camici contribuì a creare si ricorda il celebre cavallo Ribot, i cui successi ne fecero, alla metà degli anni Cinquanta, un simbolo dell’Italia che si stava risollevando dalla tragedia della guerra. A partire dagli anni Settanta, dopo aver attaccato la sua sella al chiodo, intraprende la carriera di trainer con ottimi risultati, diventando allenatore di fiducia della scuderia Aurora e poi della famiglia Zanocchio. Muore a Pisa durante lo svernamento dei suoi cavalli nel 1991.
CASCINA CALDERA
A ridosso del Parco delle Cave, svolge ancora un certo grado di attività agricola. E' di proprietà del Comune di Milano e nel 1998 viene ripristinata l'antica distribuzione delle acque di irrigazione in modo tale che le aree agricole intorno ad essa possono ancora usufruire di acque pulite e con poca spesa gestionale. La cascina oggi è il punto di riferimento principale per l'attività amministrativa e di gestione del Parco delle Cave. Ospita numerose attività come le giornate aperte di incontri con la popolazione, le iniziative didattiche e il pensionamento dei cavalli per turismo equestre. Attualmente sono ospitati circa una trentina di cavalli appartenenti a privati appassionati all'equitazione e non di rado trovano alloggio anche ex cavalli da corsa provenienti dalle vicine aree di allenamento. Insieme alla Cascina Campi e alla Cascina Cà Rossa è un punto strategico per lo sviluppo di questa attività nelle adiacenti aree agricole e a parco (Parco delle Cave, Boscoincittà).
CASCINA CA' ROSSA - CASCINA SORA
A metà del '900 era un'antica Osteria. Situata vicino all'adiacente via Novara, in via Sora è per gran parte nascosta da una stazione di servizio dell'Agip e si trova a poca distanza dal Parco di Trenno. E' chiamata Cà Rossa per via del colore rosso mattone della facciata principale. Era uno dei punti di sosta per i carrettieri che dal magentino si recavano in città. Proprietari erano la famiglia Curti che allevavano anche cavalli che normalmente ritiravano dall'Istituto Sieroterapico di Milano e, una volta rimessi in buona condizione, vendevano agli agricoltori della zona. Quest'attività continua, in un certo senso, ancora oggi con il servizio di pensionamento che la cascina offre ai privati, dotata di un piccolo maneggio e di ampi paddock verdi all'aperto.
CASCINA CAMPI
Situata nella zona nord-ovest di Milano, integrata nell’abitato di Trenno, la Cascina Campi rappresenta uno dei rari esempi di “fattoria metropolitana” in cui la convivenza tra l’attività agricola, le abitazioni e gli insediamenti produttivi trova un compromesso possibile. Costruita tra il 1825 e il 1828 grazie all’intraprendenza di un sacerdote, don Bravo, era originariamente adibita a ricovero per mutilati ed invalidi mentali, con un’organizzazione di tipo comunitario, in cui ognuno contribuiva alla sussistenza della comunità stessa secondo le proprie possibilità. A questo fine erano infatti coltivati i terreni circostanti e allevati animali, per i quali fu costruita una stalla con ampio porticato e un fienile sovrastante. Dopo diversi passaggi di proprietà, la cascina viene acquisita dal Comune di Milano e dal 1928 affittata alla famiglia Campi, che tuttora vi abita e lavora da ben quattro generazioni. Negli ultimi vent’anni la famiglia Campi si è battuta per tutelare la sopravvivenza dell’attività agricola di questo complesso rurale, minacciato dall’incalzante urbanizzazione, che ha provocato l’allontanamento dei terreni coltivati, causando notevoli disagi. Oggi la cascina, riconosciuta come azienda agrituristica, propone e realizza progetti di fattoria didattica per le scolaresche del territorio.
CASCINA LINTERNO
Dieci secoli di storia gloriosa sulle spalle e un futuro in bilico tutto da decidere: così si presenta ai cittadini milanesi e ai turisti Cascina Linterno, che insieme a Cascina Caldera è la principale testimonianza storica ed architettonica presente nel Parco delle Cave, all’interno del quartiere di Baggio. Cascina Linterno è nota anche per essere stata dal 1353 al 1361 una delle quattro residenze milanesi di Francesco Petrarca, nonché l’unica sopravvissuta fino ad oggi. Proprio nelle lettere di Petrarca si trova la chiave per poter ricostruire il nome della Cascina: “Linterno” deriverebbe dalla fusione tra il longobardo “In Fern” (che significa fondo lontano), il latino Infernum e Liternum, l’antica città del casertano in cui morì Scipione l’Africano. Ma la Cascina ha dato molto alla città prima e dopo Petrarca: le sue origini risalgono infatti al secolo XII, quando i frati Giovanniti la fecero costruire usandola come “grangia” (cioè come luogo di ospitalità per pellegrini di passaggio) e sperimentarono per primi la tecnica delle marcite, che per molti secoli ha reso fertili anche in inverno i prati della zona. Con il tempo la cascina è poi diventata il nucleo del quartiere di Baggio, e nel primo Novecento ha avuto un nuovo momento di popolarità come abitazione di Don Giuseppe Gervasini (1867-1941),chiamato “el pret de Ratanà” e noto in tutta la Lombardia per le sue doti di guaritore, secondo molti miracolose. Dal secondo dopoguerra la Cascina giace invece in uno stato di abbandono, e per la sua tutela è nata nel 1994 l’Associazione amici della Cascina Linterno, che dal 2012 gestisce la struttura in comodato d’uso e insieme alla lunga battaglia per la sua messa in sicurezza e il restauro (da completare in tempo per Expo 2015) ne cura anche la visibilità: per questo dalla cascina si irradiano nei quartieri di Trenno e Baggio eventi culturali, mostre, percorsi didattici per bambini e adulti (su tutti l’annuale “Festa di Primavera”) che vogliono riaffermare l’idea secolare della Cascina come il cuore dell’agricoltura, della vita sociale e dell’ospitalità nel sud-ovest milanese.
CASCINA SAN ROMANO
La Cascina San Romano è immersa nel parco pubblico Boscoincittà, nella zona ovest di Milano, tra i borghi rurali di Trenno, Figino e Quinto Romano. La cascina è il punto di riferimento principale del parco. Circondata da un ampio prato, risulta ben visibile da molti punti del parco stesso. Il nucleo originario della cascina si trova menzionato per la prima volta nel XV secolo, mentre nella mappa settecentesca del Catasto Teresiano si cita la presenza di un oratorio dedicato a San Romano. La Cascina viene descritta come dotata di orti a nord del nucleo edificato, di un giardino a ovest, di una vigna e di un frutteto a sud. Solo tra il XVIII e il XIX secolo assume la tipica conformazione a corte chiusa delle cascine milanesi, delimitata da un edificio di abitazione e da una stalla, lasciando sul lato meridionale esterno la chiesetta. Acquistata dal Comune di Milano nel 1942, la cascina viene parzialmente distrutta da un incendio durante la seconda guerra mondiale e rimane in stato di semi-abbandono fino al 1974, quando il Comune stesso la affida alla sezione milanese di Italia Nostra per essere trasformata in parco. Oggi è sede del Centro di forestazione urbana e attrezzata all’esterno con porticati, tavoli e panche a libero uso del pubblico.
CAVALLI DA CORSA
Le piste per il galoppo sono appannaggio esclusivo degli hotbloods, i cavalli a “sangue ardente”, così detti per via del loro temperamento sensibile e focoso, dotati di una velocità e agilità senza confronti. Due sole le razze riconosciute come appartenenti a questa categoria: l'Arabo e il Purosangue inglese. L'Arabo è un cavallo leggero, resistente e velocissimo, dalla forma e dai movimenti armoniosi, risultato di una selezione millenaria basata su velocità, forza, conformazione e temperamento, e impiegato per creare o migliorare altre razze, tra cui il Purosangue inglese (Psi). Quest'ultimo – Thoroughbred nella dizione originale, cioè “allevato in purezza” – è frutto di una selezione mirata a ottenere un cavallo per le corse al galoppo. L'origine ufficiale risale a fine Settecento, dall'incrocio di 50 giumente inglesi da corsa appartenenti alle scuderie reali, le Royal Mares, con tre stalloni orientali: ByerLey Turk, Darley Arabian e Godolphin Barb, dai quali discende in linea maschile la totalità dei moderni purosangue da corsa. Successivamente, nel 1793, fu istituito lo Stud Book del purosangue inglese (Libro genealogico della razza), in cui possono essere iscritti solamente i soggetti nati da genitori Psi già iscritti. La razza presenta caratteri morfologici non troppo omogenei poiché la selezione è sempre avvenuta in base ai risultati in pista e non ai tratti fisici. Si distinguono tuttavia tre tipi: lo “sprinter”, alto e allungato, molto veloce e ideale per gare di velocità su tratti brevi (1000-1400 mt); lo “stayer”, più piccolo e raccolto, dotato di grande fondo e adatto a corse più lunghe, oltre i 2100 mt; l'“intermediate”, con groppa obliqua, spalla inclinata e dorso piuttosto breve, utilizzato per gare di medio raggio (1500-2000 mt) o come saltatore. La carriera di corse dei purosangue inizia a 2 anni e dura in piano fino ai 6-7 anni, raramente oltre; in ostacoli anche fino a 13 o 14 anni. Un po' diverso il percorso di un trottatore, che viene domato verso i diciotto mesi e debutta in corsa a 2 anni. La sua carriera si protrae fino al limite massimo, che in Italia è di 6-7 anni per le femmine e di 10 anni per i maschi. Differenti anche le caratteristiche dei cavalli impiegati in gare di trotto, solidi e dalla corporatura robusta e al tempo stesso dotati di velocità e fondo; le principali razze di provenienza: Dole Gudbrandsdal, Orlov, Svedese Nordico, Trottatore Americano o Francese, Trottatore Metis.
CAVALLO DI LEONARDO
Nel 1462 il duca di Milano, Ludovico Sforza, affidò a Leonardo da Vinci il compito di costruire la più grande statua equestre del mondo in onore di suo padre Francesco Sforza. L'impresa era colossale, ma Leonardo studiò a fondo l’anatomia e le proporzioni del cavallo, progettando e calcolando la gigantesca opera che, per la sua fusione, avrebbe richiesto ben 100 tonnellate di bronzo, mai arrivate a Milano. L'opera non venne dunque realizzata da Leonardo ma fu portata a termine cinque secoli dopo, a conclusione di un progetto piuttosto travagliato, che vide la luce nel 1977 per iniziativa di un collezionista d’arte americano, Charles Dent. Dopo la morte di quest’ultimo, nel 1994, l’opera fu rifinanziata da un ricco magnate del Michigan, Frederik Meijer, e realizzata sotto la direzione della scultrice americana Nina Akamu. L’enorme cavallo di bronzo (quasi otto metri di altezza) può essere ammirato oggi all'ingresso dell'Ippodromo di San Siro. Una versione americana del cavallo di Leonardo venne sistemata nei Meijer Gardens, un giardino botanico e parco di sculture contemporanee nel Michigan, di proprietà dello stesso Meijer, ed è oggi il pezzo più importante dell'esposizione. Una replica in scala ridotta fu donata nel 2001 alla città di Vinci e collocata in piazza della Libertà.
CENTRO DI FORESTAZIONE URBANA
Il Centro di Forestazione Urbana (CFU) è nato a metà degli anni Settanta come sezione dell’associazione Italia Nostra: è incaricato della progettazione e gestione delle aree del Boscoincittà, grande parco urbano che è andato via via estendendosi dai 35 ettari iniziali fino agli attuali 110. Si è trattato del primo progetto di riforestazione urbana avviato in Italia, su una vasta area agricola che è stata trasformata in bosco. Nonostante il centro sia finanziato dal Comune di Milano, la sua risorsa di maggior rilievo è data dal lavoro volontario dei cittadini. Il Cfu è anche incaricato della realizzazione di opere che forniscono vari servizi agli utenti dei parchi in diversi settori: nuove strade campestri, una biblioteca, attività didattiche in collaborazione con le scuole e iniziative varie di forestazione. Importante è anche il lavoro di sensibilizzazione dei cittadini sui temi dell’ecologia urbana e della difesa del verde, e la promozione della loro attiva partecipazione ai progetti del centro.
CIMITERO INGLESE
Nel parco di Trenno, uno degli spazi verdi più amati dai milanesi, hanno trovato riposo anche le spoglie di 417 caduti della Seconda Guerra Mondiale (27 dei quali non identificati) appartenenti alle nazioni del Commonwealth (Gran Bretagna, Australia, Canada, Pakistan, India, Nuova Zelanda e Sudafrica). Il Milan War Cemetery, noto a Milano come Cimitero inglese, è situato a pochi metri dalla locale Cascina Bellaria, e riprende la struttura degli altri 51 cimiteri di guerra inglesi presenti sul territorio italiano: le lapidi, in semplice marmo bianco, sono punteggiate da imponenti querce e delimitate da una grande croce e da un tempietto memoriale. Gli elementi esteriori sono quindi ridotti al minimo, con un effetto di continuità, ma anche di intenso contrasto emotivo rispetto alla pace e alla serenità degli spazi circostanti. L’origine del cimitero risale all’accordo del 27 agosto 1953, con cui venne istituita la Commissione italiana per le onoranze ai 42 mila caduti in guerra del Commonwealth: la manutenzione del cimitero è infatti affidata alla Commonwealth War Graves Commission, che dal 1917 gestisce la sepoltura e la memoria dei caduti di guerra inglesi e, oltre a quello di Milano, cura memoriali in località come Siracusa, Anzio e Cassino.
CORSE DI CAVALLI
L’uso sportivo del cavallo, nel suo insieme, prende il nome di equitazione; al suo interno si distinguono le corse vere e proprie e le discipline come il dressage nelle quali la competizione si basa sull’addestramento del cavallo e sull’esecuzione di movimenti e percorsi prestabiliti. Le corse dei cavalli si svolgono in generale su piste e percorsi appositamente costruiti, chiamati ippodromi: in questo caso si parla dell’ippica vera e propria, distinta dalle corse libere su terreni di campagna o nei palii cittadini, anche se le corse a ostacoli (distinte in salto delle siepi, cross-country e steeple-chase) si possono svolgere sia su terreni di campagna che su pista. All’interno dell’ippica, poi, esistono due categorie corrispondenti al tipo di andatura del cavallo: le corse al trotto e quelle al galoppo. Nel trotto il cavallo traina un carro a due ruote (chiamato sulky o calesse), e il suo guidatore è chiamato driver. Nelle corse al galoppo possono correre solo purosangue inglesi e il fantino siede in sella (le corse a ostacoli sono una particolare specialità delle corse al galoppo). La lunghezza minima della pista deve essere di 800 m e arriva fino ai 4000 m per il galoppo. Meno frequenti sono le gare miste, in cui i cavalli adottano altre andature (passo di ambio, passo di tölt o ambio veloce, canter, trafalco) o combinano le caratteristiche di trotto e galoppo (ad esempio gare di trotto montato, in cui cavallo si muove a passo di trotto ma con il fantino sulla sella, e di pariglia, cioè il trotto con due cavalli). Per la partecipazione dei cavalli si adottano criteri legati ai piazzamenti nelle corse precedenti, al peso dei fantini e della sella; in particolare nella categoria Handicap del galoppo i cavalli sono distinti in pesi massimi (i cavalli più forti, che vengono caricati del peso più alto, con l’aggiunta di zavorre al peso del fantino) e pesini (i cavalli con meno probabilità di vittoria, sui quali viene caricato il peso più basso così da renderli più competitivi). Tipica del galoppo e delle sue categorie chiamate Vendere e Reclamare è anche la possibilità di acquistare in un’asta o con offerte scritte i cavalli che hanno appena concluso la corsa.
CRESPI, FAMIGLIA
I Crespi sono una delle grandi dinastie industriali della Lombardia. Originari di Busto Arsizio (dove il cognome Crespi è molto comune), hanno come principale antenato il pittore Daniele Crespi (1597-1630), detto il “Raffaello lombardo”. Il ramo moderno dei cosiddetti “Crespi tengitt” (“tintori” nel dialetto locale) ha come capostipite Benigno (1774-1859), che per primo rivolse il suo interesse alla produzione tessile. Le attività dei Crespi fiorirono per le tre generazioni successive, rappresentate da Antonio (1807-1883), Cristoforo Benigno (1833-1920) e Silvio Benigno (1868-1944). Sotto la guida di quest’ultimo le aziende Crespi raggiunsero il loro massimo splendore, dapprima con il controllo sul “Corriere della sera” (di proprietà dei Crespi dal 1882 al 1974), quindi con l’elezione di Silvio Benigno a deputato (1899), infine con la creazione delle grandi centrali idroelettriche di Gromo (1903) e Trezzo d’Adda (1906). L’attività dei Crespi prese ispirazione dai cotonifici sorti in Inghilterra durante la rivoluzione industriale, studiati di persona da Silvio Benigno nei suoi viaggi di lavoro; il villaggio operaio voluto nel 1878 da Cristoforo Benigno a Crespi d’Adda (BG) rappresenta il primo esempio italiano di architettura sociale curata da un’azienda a favore dei propri dipendenti, e nel dicembre 1995 è stato inserito dall’Unesco tra i beni patrimonio dell’umanità. Grandi appassionati di cavalli, i Crespi furono per un quarantennio i finanziatori e gli animatori della blasonatissima scuderia Razza del Soldo, insediata nella loro proprietà di Villa Bellotta, chiamata anche "villa Crespi" nel quartiere ippico di San Siro.